A proposito delle rivolte popolari nel mondo arabo…
Un intervento di Pieralberta Viviani* (testo, traduzioni e disegni).
Le voci di libertà che oggi si levano nel mondo arabo sono state precedute da altre che, in epoche e momenti diversi, hanno incarnato, contemporaneamente, il più profondo sentimento popolare e il più avanzato livello di coscienza degli intellettuali che a quel sentimento hanno dato espressione. Vogliamo proporre alcuni autori e loro brani e testi che sono esempio e sintesi della lotta che da più di un secolo singoli individui e intere popolazioni devono sostenere per affermare il loro diritto a una vita dignitosa, il loro diritto a vivere.
La letteratura araba, in epoca moderna, ha accompagnato e sostenuto i movimenti di liberazione nazionale, la presa di coscienza sociale; ha espresso le tante speranze di pace e di riscatto umano ed ha registrato, anche, le più profonde disillusioni, e per farlo ha dovuto superare il bavaglio delle diverse censure, la paura delle diverse repressioni e nonostante queste si è affermata per la sincerità e la forza dell’ispirazione.
Nei giorni in cui le proteste dell’opposizione diventavano voce di popolo, in Tunisia, nello scorso mese di gennaio, mi tornava insistentemente alla mente il verso del poeta tunisino Abū l-Qāsim al-Šābbī (1909-1934), al tempo della dominazione francese:
Quando il popolo, un giorno, vorrà vivere il destino dovrà rispondere
Nel secondo decennio del ventesimo secolo, il poeta libanese Ğubrān Ḫalīl Ğubrān (1883-1931) nell’opera, Le processioni, scriveva versi ancora tragicamente attuali parlando con sarcasmo di una legge implacabile e impietosa con i deboli e deferente e ipocrita con chi basa il suo potere e le sue fortune su grandi crimini.
La giustizia sulla terra farebbe piangere gli spiriti (1) se ne sentissero parlare
e farebbe ridere i morti se vedessero:
prigione e morte per i piccoli criminali
e gloria, onore e ricchezze per chi commette i più gravi delitti
E ancora ricordo le parole della scrittrice tunisina ‘Arūsiyyah al-Nālūtī (1950), negli anni Settanta, che alludevano alla pervasività del partito unico, alla sua corruzione, all’asservimento che generava, che non riusciva però a cancellare la volontà di una generazione a sollevarsi e il bisogno di un paese di risollevarsi:
E io stringo il mio cuore confuso, stordito fra i miei denti brutali come un potere imposto, collegato.
Che cita in giudizio il disoccupato
deruba i morti
bracca l’affamato
sottrae gli alimenti
e s’inchina strisciando
esaltando il tiranno (2)
Delle molte voci che hanno nel tempo parlato dell’aspirazione del popolo arabo all’equità, alla giustizia e all’autodeterminazione, riportiamo di seguito alcuni testi tradotti in italiano e seguiti dall'originale in arabo (scaricabili in formato pdf), pubblicati in volume da Cgil e Arci di Reggio Emilia e tratti dalle raccolte Voci (1997) e Altre voci (1999), che sono, per le loro tematiche, ancora drammaticamente attuali. Le poesie e i racconti sono preceduti da schede informative sugli autori e la loro produzione che servono a chiarire il contesto storico-letterario.
*Docente di Lingua e Letteratura araba presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bologna fino all’a.a. 2009-10.
1) In arabo ginn, esseri intermedi fra gli uomini e gli angeli; spiriti, folletti.
2) In Voci , p.102.