Pierluigi Tedeschi è l’autore di “Nebbia, un’orazione civile” che porterà in scena venerdi 11 (ore 21, info 334 2429041) aprendo la stagione di prosa dell’Altro Teatro di Cadelbosco Sopra con un testo che è anche la prima produzione del teatro cadelboschese. Nato a Reggio Emilia nel 1963, Tedeschi fin dai primi anni 80’ partecipa e organizza eventi poetici, readings, performances slam poetry in varie città d’Italia. Nel 2010 ha pubblicato “Il profilo delle parole” (Edizioni Baobab), una antologia poetica ispirata allo sguardo del fotografo Luigi Ghirri che nella poetica di Tedeschi rappresenta un punto fermo.
Tedeschi perché un’orazione civile sulla nebbia?
La nebbia è tra i fenomeni meteorologici più strani e stranianti. Da sempre è metafora sfruttatissima nella letteratura, nella poesia, nel cinema di vaghezza, di smarrimento, di perdita di sé, di ripiegamento malinconico. Nel 2010 è uscito un volume stupendo per i caratteri dell’Einaudi proprio dal titolo “Nebbia”, a cura di Umberto Eco e Remo Ceserani con le fotografie di Luigi Ghirri. Questo volume è stato il primo spunto fondamentale per la scrittura di questo spettacolo. Il secondo elemento fondante è stato l’attualità: la perdita di confini di percezione, di visibilità, di capacità di discernimento e di scelta in cui a mio parere siamo immersi. Viviamo a mio parere nell’iperrealtà, sotto una pioggia ininterrotta d’informazioni e d’immagini; viviamo nella dimensione della sovraesposizione e della piena luce. Ci sembra di vedere e di avere tutti gli strumenti per capire, muoverci, decidere, scegliere e invece siamo immersi nella nebbia. Nebbia della memoria, mediatica, digitale, politica, civile. Per questo un’orazione civile: si può vivere veramente senza parteggiare? Senza essere partigiani nel senso più profondo e moderno dell’etimologia? Senza essere indifferenti?
Il tema della nebbia è caro a diversi autori emiliani. Lei è affezionato a qualcuno di questi in particolare?
Massimiliano Panarari nel testo che ha scritto per il programma di sala ricorda le foschie compatte e gli impenetrabili muraglioni nebbiosi delle epoche dei grandi emiliani e romagnoli come Antonio Ligabue, Cesare Zavattini e Federico Fellini (indimenticabile la scena finale di Amarcord di smarrimento nella nebbia come la comparsa e la scomparsa improvvisa del transatlantico Rex nelle brume marine). Per quanto mi riguarda, è imprescindibile l’incontro con l’opera di Gianni Celati e Luigi Ghirri. Due artisti, uno scrittore e un fotografo, che spesso hanno collaborato assieme: un titolo per tutti “Verso la foce”. Un libro-diario di viaggio lungo il Po emiliano – romagnolo. La loro cifra, il loro insegnamento è l’idea di sguardo, di semplicità, di possibile smarrimento, ma senza sgrammaticature, senza perdita della punteggiatura e del senso limpido, leggero, esatto, chiaro, rapido della scrittura (letteraria o fotografica che sia!). In questo senso l’altro autore per me imprescindibile è Italo Calvino, in particolare “Lezioni americane”: non è emiliano. Pazienza!
Quale verità (se ce n’è una) le consegna la nebbia?
La parola “verità” sembra impossibile da associare alla nebbia, proprio per questa dimensione d’incertezza della percezione che si vive quando si è immersi nella nebbia. Da bambino mi piaceva girare da solo per le campagne (erano altri tempi?! di certo si!, ora i bambini vivono in una capsula iperprotettiva e asensoriale), fosse estate o inverno. A me piaceva camminare in mezzo alla nebbia: mi sembrava quasi di vedere e sentire meglio che in agosto in pieno sole. Così penso anche ora: spesso in piena luce, spesso urlando ci sembra di vedere e di sentire meglio e di più e invece siamo immersi ancor più nella nebbia. Quindi i tipi di nebbia sono tanti. Si potrebbe quasi dire che esistono una “nebbia buona” e una “nebbia cattiva”!
La sua orazione civile è la prima produzione dell’Altro Teatro. Lei è cadelboschese e ha coinvolto nella realizzazione molti reggiani. Il territorio al centro?
Ci sono enormi energie creative in città e in provincia. Il gruppo di persone che ha creduto nel progetto “Nebbia. Un’orazione civile” sta qui ora a darne esempio. Credo che l’elemento fondamentale sia riuscire davvero come si dice spesso ora di “far rete”. Soprattutto quando le risorse economiche sono misurate. Le competenze e le idee di livello non mancano, è importante riconoscerle e valorizzarle.
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