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Cultura e creatività a Reggio Emilia. Co-progettazioni, sperimentazioni, aperture

“Non ci si deve accontentare di ciò che passa il convento apriamo le dispense delle nostre teste se il convento ci passa polvere”, diceva l’amico fraterno Mario Vighi. Sappiamo bene come la cultura possa essere considerata marginale e per qualcuno addirittura futile ma, ora più che mai, risulta essere l’arma più affilata e aggregante da contrapporre alla barbarie dilagante.
Siamo vicini all’inizio di una nuova stagione amministrativa e vogliamo approfittarne per porre all’attenzione della città qualche passaggio di merito e di metodo che riguarda la cultura e la creatività a Reggio Emilia. Crediamo che il sindaco e assessore alla Cultura Luca Vecchi abbia svolto un serio lavoro di riformulazione e riassetto di molti dei principali Istituti Culturali della città, puntando anche a un sistema integrato dell’offerta capace di interpretare l’esistente, di immaginare sperimentazioni e di pronunciare futuri. I contenitori sono dunque dal nostro punto di vista ben forgiati e gli attori in campo rodati, ora però, crediamo che il lavoro debba svolgersi sul piano dei contenuti con una interlocuzione serrata.

LE SFIDE DEL 2019
Cultura e creatività sono termini affini ma sostanzialmente differenti. Mentre la cultura fonda mondi, la creatività si nutre di questi ed elabora modalità per abitarli e farli abitare. Una è presupposto dell’altra.
Nel solco tracciato dal dialogo tra la “cultura” e la “creatività” proponiamo alcuni “oggetti culturali” che vorremmo divenissero concrete aree di lavoro. Tutti questi oggetti appartengono a campi nei quali Arci possiede competenze, auspichiamo che queste suggestioni/proposte possano essere stimolo per le future politiche culturali.
Il primo oggetto: la Banca Popolare della Parolaidea per un Istituto pubblico di deposito e scambio valori. Un archivio sonoro cittadino (proposta non nuova per Arci) che potrebbe rispondere all’idea di un “suono della città” che oggi aggiorniamo immaginandolo come una sorta di performance collettiva e continua. Attraverso una chiamata pubblica, ognuno (residente e non) potrà lasciare traccia della propria voce (impronta vocale) tramite semplice audio-registrazione di una parola scelta: idealmente verrà a comporsi così una immensa e infinita opera umano-sonora nata dal dono. “Costruire granai pubblici e accumulare riserve contro l’inverno dello spirito”, scriveva M. Yourcenar. Una impresa infinita, utopica, sempre parziale ma continuamente in costruzione, sulla falsa riga degli “archivi del cuore” di Boltanski.

Il secondo oggetto nasce dalla considerazione che nell’estate 2018 in occasione dell’anniversario dell’eccidio delle Reggiane si è svolto in città un grande evento con il concerto de Lo Stato Sociale.
Numerose le forze in campo per realizzarlo e tantissimo il pubblico presente; una testimonianza del potere aggregativo e simbolico di questo tema storico è la base su cui elaborare una seconda riflessione: per la prima volta si è sperimentato uno spazio, l’area esterna tra Centro Malaguzzi e Villa Arci, che a pieno titolo potrebbe essere identificato, anche con un po’ di ironia riferita, come “arena medi eventi”.
Un luogo funzionale ed evocativo inesorabilmente inserito in un’area di grande sviluppo della città che può essere preso in considerazione per realizzare eventi di una buona caratura (quantitativa e qualitativa) la cui cornice si presenta come la più specifica e ideale. Collegato a questa idea, rimane comunque fondamentale, dal nostro punto di vista, l’impegno sulla memoria e sulla storia della città: 25 aprile, Primo Maggio e, sicuramente, 7 e 28 luglio devono continuare a essere occasioni in cui la città celebra i propri martiri e la propria convinzione alla luce di valori come libertà, resistenza, diritti, non violenza.

Il terzo oggetto riguarda un certo ambito squisitamente creativo che sfugge, forse, alla filiera degli istituti culturali ufficiali. Si tratta di gruppi di artisti, artisti singoli, creative crew, ecc. E’ necessario che sfuggano, per salvaguardare la loro autenticità e la loro stessa natura, ma è altrettanto necessario che non siano lasciati a loro stessi o, peggio, non tenuti in considerazione. Pertanto l’annunciato “laboratorio delle arti” rappresentato dal sistema Chiostri di San Domenico e SD Factory (ex Officina delle Arti), asse strategico per la promozione e produzione della creatività, è dal nostro punto di vista una ottima opportunità. Questo nuovo asse dovrà essere un luogo in cui possa trovare spazio l’esposizione delle opere, ma anche la formazione e il confronto (dove si coltivi il saper fare).
Da ultimo, due suggestioni rappresentano il quarto oggetto. Una decisamente “storica” riguarda il cinema estivo in città e in particolare l’arena estiva di via Samarotto. Un luogo che possiede un potenziale enorme, non solo per proiezioni cinematografiche. Con alcuni lavori d’ammodernamento dell’area e della relativa dotazione tecnica, l’arena estiva del cinema potrebbe divenire il “salottino estivo plurilinguistico” (immagini, musica, installazioni, performance, convivialità) all’interno di un asse urbano che dai Teatri approda ai chiostri di San Pietro.
L’altra suggestione, un poco provocatoria e, scientemente audace, suggerisce di iniziare un lavoro sul “gaming” per formare, attrezzare e dare spazio a comunità di “gamer”. Questa può essere una nuova “frontiera delle forme aggregative” che intrattiene con il sapere, e dunque con la cultura, un rapporto specifico e altamente qualificato, che è tutto da approfondire.

CO-PROGETTARE
Infine, sul piano del metodo un momento non secondario nella dialettica dei rapporti tra gli amministratori e il cosiddetto mondo della cultura, riguarda sicuramente il come si arriva a determinare un progetto culturale.
Conosciamo il dibattito che in passato ha accompagnato l’impostazione data all’ex “bandone”. I tempi ci appaiono maturi per superare questo approccio. Una modalità che non rappresenta una collezione di buoni progetti culturali, ma uno strumento per costruire un cartellone con svariati modelli di intrattenimento.
Dal nostro punto di vista è fondamentale in futuro assumere una modalità progettuale non estemporanea che sappia valorizzare il processo, definisca i partner professionali coinvolti, evidenzi i target di riferimento, sia monitorabile e valutabile anche dal punto vista qualitativo e non solo quantitativo.
Ancor meglio sarebbe una impostazione co-progettuale un “habitat culturale e creativo” della città, composto da pubblico, privati e utenza, che abbia gli elementi per riferirsi non a un intrattenimento puro (legittimo e sano ma afferente a un’altra area) ma a una vera e propria esperienza culturale e/o creativa.

p. Arci Reggio Emilia
Stefano Bertini
Vice presidente, responsabile progetti e attività culturali