Paragonare a una discussione da bar le lezioni magistrali proposte da scienziati, storici, filosofi, all’interno delle Giornate della laicità, è indice di una visione miope che azzera il confronto e insulta il pensiero critico. Pagani, con la sua chiusura pregiudiziale, mostra quanto bisogno ci sia di dialogo e conoscenza, in un paese come il nostro in cui il vice-presidente del Cnr Roberto Mattei (il massimo istituto scientifico italiano) ha affermato che lo tsunami giapponese e il disastro della centrale atomica di Fukushima sono l’espressione di un “castigo di Dio, terribile ma paterno” per punire il mondo.
Il paese ha bisogno come l’aria per il suo sviluppo e la crescita (anche sotto l’aspetto dei posti di lavoro) di formazione scientifica e razionale per poter uscire da un medioevo dogmatico e ideologico e favorire un pensiero emancipato e autodeterminato per l’individuo così come per la collettività. Ma questo pare che a Pagani non interessi e preferisca parlare di dibattiti aberranti e di anticlericalismo da bar. Questo atteggiamento è sconcertante.
Sarebbe interessante capire in quale bar si ritrovano Margherita Hack, Fernando Savater, Paolo Flores d’Arcais, Gianni Vattimo, Beppino Englaro, Piergiorgio Odifreddi, Marco Revelli, Carlo Flamigni, Valerio Onida che sono alcuni degli ospiti della Giornate della laicità 2011.
Magari, andandoci a prendere un caffè in quel bar, Pagani capirebbe che la volontà di discutere non ha bisogno di essere discussa e potrebbe farsi spiegare che, come scriveva il filosofo Guido Calogero, la laicità non è una filosofia tra le altre filosofie né una ideologia opposta ad altre ideologie, bensì è il principio fondamentale di convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie: una convivenza che può realizzarsi proprio in quanto il laico non pretende mai di possedere la verità più di quanto anche gli altri possano pretendere di possederla.
Federico A. Amico
Presidente Arci Reggio Emilia