Primo maggio, festa del lavoro. Al coro delle categorie che quest’anno avranno ben poco da far festa si uniscono le voci dei volontari e dei lavoratori del terzo settore a cui Arci naturalmente appartiene.
Il ministro Tremonti con la logica che caratterizza tutti i governi Berlusconi ha deciso di rubare ai poveri per non disturbare i ricchi. E per tentare di far quadrare i conti ha deciso di battaglia al no profit, sicuro di trovare lì l’ammanco nazionale. Sarebbe come se il capofamiglia facesse pagare il ragazzo quando la famiglia va a mangiare le pizza, sicuro del fatto che il giovane è riuscito ad accumulare una fortuna a suon di paghette. Insomma, questa sfida al mondo del lavoro no profit da parte del governo sarebbe anche una storia da ridere, se non fosse che in realtà c’è da piangere.
I tagli inferti dai trasferimenti statali ai Comuni, la progressiva riduzione dei Fondi sociali hanno provocato conseguenze importanti nelle strategie per lo sviluppo dei servizi. Senza dimenticare lo scempio perpetrato ai danni della cultura e dell’educazione. Oggi il terzo settore rappresenta a tutti gli effetti una stampella degli enti locali che si appoggiano alle associazioni, cioè ai cittadini, in particolare per quei servizi che hanno caratteristiche di innovazione e di integrazione e supporto agli interventi “complessi”. Ma non solo, oggi, l’area dei servizi legati Terzo settore offre concrete opportunità di lavoro, in particolare ai giovani. La crescita di queste professioni non è legata ai consumi o alla moda del momento, ma a concrete esigenze della società.
Con la promozione dell’autorganizzazione delle persone il terzo settore è soggetto economico che sfugge alle imperanti logiche di mercato, in quanto ricerca il benessere sostenibile degli individui invece di perseguire il profitto, investe in cultura e socialità colmando spesso il vuoto che le istituzioni oggi stanno creando. Oggi l’Arci a Reggio, per esempio, garantisce la presenza di oltre 130 luoghi sul territorio aperti e propositivi, presidia spazi per la cultura (cinema, teatri, circoli) che altrimenti non sarebbero operanti, aggrega e propone occasioni favorendo scelte dal basso, sviluppando le passioni e i desideri di migliaia di persone.
L’associazionismo di promozione sociale al pari degli altri soggetti del terzo settore è sempre più pratica di impresa sociale e di costruzione di nuovi opportunità per gli associati e i cittadini tutti. In questo senso diviene opportunità di inserimento lavorativo e di sviluppo di nuove professionalità. A fronte di queste nuovi bisogni è necessario che le istituzioni ne riconoscano valori, finalità e modalità operative, anziché evidenziarne caratteri di marginalità se non addirittura di competitività con il sistema imprenditoriale o pubblico. In un sistema sociale in crisi economica e valoriale le diverse anime del terzo settore possono sviluppare anche nuove forma di imprenditoriale sociale e dare risposta ai bisogni di occupazione dei giovani.
Per rivendicare tutto questo e denunciare la cecità delle scelte di questo governo saremo a fianco della CGIL in occasione dello sciopero generale indetto il prossimo 6 maggio.
Federico Amico
Presidente Comitato provinciale Arci
Reggio Emilia